giovedì 30 ottobre 2014

BUON COMPLEANNO!

...SEMPRE COL SORRISO!



In occasione del compleanno mio e di due delle mie più care amiche (molto vicini di date), mi trovo come sempre a fare un po' di conti e resoconti: da quanto tempo le conosco, da quanti anni vivo a Milano, cosa ho realizzato fino ad ora, eccetera...
Riflettendoci, la nostra data di nascita è sempre presente nella nostra vita, ci accompagna sui documenti, negli studi, nell'oroscopo...su Facebook! Una parte della nostra identità, insomma. 

Sono tanti gli studi psicologici legati alla data di nascita, in relazione alla personalità, al comportamento, ai livelli di stress, fino alle statistiche di mortalità; uno studio americano ha analizzato le carriere di alcuni soggetti nati in concomitanza di una data particolare (Natale, Capodanno, feste nazionali) riscontrando che le persone "importanti" nascono più spesso nei giorni appena precedenti o seguenti tali date; è stato coniato il termine "birthday blues" ad indicare episodi di ansia, fenomeni depressivi, fino -a volte- a tentativi di suicidio in occasione del proprio compleanno - come se il "bilancio" della propria vita che si tende a fare intorno a quella data delineasse una realtà attuale più amara di quel che si credeva, tanto da spingere a rinunciarvi.

Ma, al contrario, proprio in considerazione del bilancio attuale, c'è da sottolineare anche un'apertura al futuro, alle aspettative su di sè, agli obiettivi da raggiungere, alle possibilità da realizzare. 
Nonostante l'impatto negativo che può avere su alcune persone, il compleanno ha sempre un valore di stimolo, è un'occasione importante, dà visibilità anche a livello sociale, favorisce le relazioni semplicemente grazie alle persone che condividono l'evento con il festeggiato, che lo contattano per gli auguri o lo festeggiano. 

Una psicologa americana, E. Elkin, sostiene l'utilità di indagare sempre, con i propri pazienti, (sia adulti che bambini) sui sentimenti e i vissuti legati al loro compleanno: emergerebbero così preziose informazioni sulla loro considerazione di sè, sulla percezione della propria identità e sul loro "bilancio di vita", in funzione di un lavoro che apra sempre al futuro e agli obiettivi da realizzare...alle successive candeline!

lunedì 20 ottobre 2014

"C'E' LA CRISI"



Troppo spesso, ultimamente, la cronaca ci riporta casi di omicidi e suicidi dettati dalla crisi economica attuale, per una cartella esattoriale esorbitante, per un licenziamento, o per la chiusura della propria attività perchè non più sostenibile.
Al di là delle effettive condizioni economiche in cui può versare un individuo, la perdita del lavoro ha un'incidenza di tipo psicologico molto pesante, paragonabile ai sentimenti legati ad un lutto, sia  a livello di autostima che a livello familiare e sociale.
La rappresentazione di sè che ognuno di noi si costruisce è data anche dal ruolo lavorativo che ricopre, inteso come "immagine di sè che consente una corretta integrazione sociale". L'aspetto professionale è parte integrante della definizione della persona: sentirsi capaci di "saper fare qualcosa" che gli altri riconoscono ed apprezzano permette di avere considerazione di se stessi e di definirsi rispetto agli altri, attuando comportamenti equilibrati e di integrazione sociale.
Anche a livello familiare, specie nel caso sia l'uomo a perdere la propria occupazione, viene meno quell'immagine tradizionale del "padre di famiglia lavoratore", che (nel migliore dei casi!) si vede sostituito in questo ruolo dalla figura femminile. 
C'è perdita di autostima, incapacità di riconoscersi al di là del proprio ruolo lavorativo, ci sono vergogna, ansia e preoccupazione legate all'instabilità; ci sono alterazioni anche a livello psicosomatico, come insonnia, perdita di appetito...un complesso di condizioni che, se non affrontate per tempo, possono far scivolare lentamente verso una sintomatologia più strettamente di tipo depressivo.
Prima che questo accada, e che la morsa del disagio si faccia tanto stretta da compromettere il proprio equilibrio, lo Psicologo si può proporre come figura di riferimento per AFFIANCARE nella solitudine e nella difficoltà, per aiutare ad AFFRONTARE la situazione di crisi e per far EMERGERE LE RISORSE e le capacità che il soggetto non è più in grado di vedere in sè stesso.

giovedì 16 ottobre 2014

...UN "MARE" DI PSICOLOGI!

Sono tante le forme di aiuto psicologico che vengono offerte oggi, dalle diverse declinazioni cliniche alle nuove modalità di aiuto rese possibili dalla moderna tecnologia: consultazioni on-line, colloqui tramite web, possibilità di interrogare specialisti tramite e-mail rispetto alle proprie difficoltà...
Ci sono counselor, psicologi, psicoterapeuti, sedute di orientamento, di supporto, terapie di gruppo, psicoterapie, psicoanalisi...
Ugualmente la domanda di aiuto psicologico è sempre più variegata e multiforme, dettata da disagi personali e da problematiche che sembrano seguire l'accelerazione dei ritmi di vita, il susseguirsi continuo di "mode" e il rapido sviluppo della società: basta pensare alle nuove forme di dipendenze (internet, gioco compulsivo), ai suicidi per la crisi economica, al diffondersi dei disturbi alimentari legato alle mode e agli stili alimentari.
Da un lato si moltiplicano le scuole di psicologia e di specializzazione psicoterapeutica, dall'altro continuano ad evolversi e a migliorarsi strumenti diagnostici (come il DSM, strumento diagnostico per eccellenza) che cercano di "ordinare" e classificare i sintomi e i quadri di personalità.
Come muoversi in questo "mare"?
In effetti -ad oggi- ogni struttura, ospedale, ASL, centro d'ascolto, scuola, azienda, offre un supporto psicologico strettamente legato e specializzato all'ambiente in cui opera o ad una determinata patologia. 
Chi invece, come me, lavora "in proprio", può offrire il suo bagaglio di strumenti e capacità anche a tutti coloro che forse non riescono ad inquadrare il proprio disagio in termini specifici, direi "etichettabili", o che vivono come ingabbiati nella propria sofferenza: può essere un disturbo ben delineato (ad esempio, attacchi di panico, fobie, stati depressivi), può essere una difficoltà a gestire aspetti della propria vita quotidiana, può essere una sofferenza che sembra non alleviarsi mai, una difficoltà nelle relazioni. 
Il denominatore comune di tutte queste situazioni è l'impossibilità di vedere se stessi "diversamente", al di là e oltre la sofferenza, il non vedere vie d'uscita - ed è qui che l'intervento dello Psicologo si realizza, costruendo una relazione terapeutica con il paziente tale per cui, lavorando insieme,  quest'ultimo riesca ad accedere ad altri modi di vedersi e di viversi.




lunedì 13 ottobre 2014

DUE PAROLE SUL MIO LAVORO...


...E SU COSA SIGNIFICA PER ME

Sono la Dott.ssa Benedetta Laudi, sono una Psicologa e da poco ho deciso di intraprendere la libera professione. 
Scelta probabilmente azzardata, considerando i tempi che corrono e i pregiudizi tuttora legati alla mia professione.
Sono tuttavia proprio questi i motivi che mi hanno spinto e che mi motivano: credo fermamente nella visione dello SPAZIO TERAPEUTICO (lo studio clinico, per intenderci) come un LUOGO DEDICATO ALLA PERSONA, dove a chiunque viene data la possibilità di parlare liberamente, raccontare e raccontarsi, e dove soprattutto si riceve un ASCOLTO TOTALE E LIBERO DA OGNI GIUDIZIO.
Non bisogna necessariamente "essere matti" per andare dallo Psicologo, non serve un'etichetta psichiatrica. 

La salute non si definisce solo come "assenza di malattia", ma anche come equilibrio armonico tra tutti gli aspetti della persona: in uno stato di benessere psicologico, l'individuo è in grado di sfruttare le sue capacità cognitive ed emozionali per rispondere alle esigenze della vita quotidiana, stabilire relazioni soddisfacenti ed adattarsi in modo costruttivo agli eventi esterni e ai conflitti interni.
Se la frenesia della vita quotidiana, gli impegni della famiglia o le difficoltà lavorative mettono in crisi questo delicato equilibrio personale, ecco che l'intervento dello Psicologo si pone come "spazio dedicato" alla persona, come luogo e tempo dove l'esperienza di essere ascoltati con attenzione, cura e discrezione è già di per sè una prima forma di supporto e aiuto.